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Essere per fare – fare per crescere.
Nel mio claim si riassume il mio «modus lavorandi», basato sull’azione, sulla crescita, sul cambiamento.
Perché c’è solo 1 cosa da fare: FARE!

 
 
 
 

Cultura d'impresa: una storia ancora da scrivere

Cultura di impresa: se ne parla da tanto e – ahimè – molto spesso con poca cognizione di causa, riducendo la questione ad aspetti prettamente economico-finanziari o ad aree iper-pragmatiche.

Proprio per questi motivi, mi piace parlare di una “storia ancora da scrivere”.

Una storia basata su un approccio diverso, vista da una prospettiva per lo più inesplorata e che consenta un ventaglio di ragionamenti “nuovi”.

Sostengo da sempre – nella mia attività di Consulente e di Business Coach – che ogni “Organizzazione” sia un vero e proprio organismo che viva in un suo ecosistema, governato da regole sociali, oltre che di macro e microeconomia.

Non ho mai considerato alcuna azienda come se fosse un semplice agglomerato di numeri, di KPI, di cespiti e di dati statistici; al contrario, ho sempre dato una grande importanza all’approccio umano ed emotivo che governa ogni organizzazione, cercando le potenzialità dei singoli e dell’insieme.

In questo modus facendi si evince il mio “Coach Approach” al mondo del Business (e non solo!), il mio riconoscere l’unicità di ogni contesto specifico, il mio ricercare la linfa motivazionale (quella che realmente funziona…) e il mio lavorare su piani di azione specifici e sartoriali.

Ma la vera cultura di impresa nasce, si sviluppa e si sostanzia innanzitutto dall’azienda stessa, dalla sua volontà di dare spazio e valore al proprio “capitale umano” (e il lessema “capitale” non è una scelta casuale) e alle spinte propulsive di crescita e di maturità.

Quante volte si sente parlare di “Empowerment”, ma se ne sottovaluta il più autentico significato di “ascendere”, far salire verso nuove competenze e conoscenze, integrando quelle che sono le doti innate di ognuno di noi con le leve pratiche del “saper fare”: in una parola, “autoefficacia”, concetto tanto caro quanto ben sviscerato da Albert Bandura.

Ma questo approccio investe positivamente anche un altro nervo molto sensibile per numerose aziende: il cosiddetto “senso di appartenenza”, il sentirsi una parte attiva e (realmente) coinvolta nella Vision aziendale, che è un fenomenale collante motivazionale per tutte le categorie di “follower” dell’organizzazione.

Forza lavoro demotivata, personale “scarico”, Team senza nerbo ed energia: ma è sempre e soltanto una loro “colpa” oppure è la stessa Azienda e la sua Leadership che non sa cosa, come e quando chiedere a Manager, Quadri, Corporate e dipendenti?

Lo scaricabarile è azione semplice tanto quanto banale, al contrario dell’avviare una seria analisi su motivi di “insuccesso” e spunti di miglioramento, nell’ottica del miglior Problem Solving Strategico (come spiega mirabilmente il Prof. Giorgio Nardone), per arrivare ad obiettivi, strategie ed azioni davvero migliorative ed innovative.

Perché è sempre così: per parlare di una vera Cultura di impresa serve – in primis – la volontà di metterla in pratica, di renderla funzionale, di diffonderla come un profumo nelle stanze aziendali: volere non è potere… volere è fare!

Roberto Ardizzi

Cultura d’impresa: una storia ancora da scrivere
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